mercoledì 6 febbraio 2008

IO E LA MATEMATICA

Introduzione
Io e la matematica… due estremi, una relazione o un accostamento che nella vita ho sempre cercato di evitatare; eppure adesso che di anni ne ho 28 la matematica è ancora qui di fronte nel mio presente ad aspettarmi ed ironia della sorte, nel mio futuro addirittura nelle vesti di insegnante. Ma come si fa ad insegnare qualcosa che si è sempre temuto? Come si fa a comunicare passione per qualcosa che si è sempre subito o non amato?
Le esperienze passate che hanno segnato una strada potranno essere trasformate in occasioni di scoperta, di crescita e di entusiasmo per qualcuno altro?

Origini
All’inizio, nella testa e negli occhi di un bambino c’erano i numeri su una torta di compleanno, candeline da spegnere con un colpo di fiato, le dita delle mani per mostrare orgoglioso un anno in più, c’era il dito che indicava un numero l’orologio per dire quando mamma e papà sarebbero tornati a casa, un calendario di natale, e ogni mattina prima di andare all’asilo un dolce e un’immagine per un giorno in meno da cancellare.

Scuola elementare
Con l’ingresso in prima elementare i numeri sono diventati i compagni di viaggio di ogni giornata: la maestra e i compagni, in fila per due per uscire in paese; bottoni, ceci e fagioli, per imparare a contare anch’io, gli album, le figurine e quante ne mancano ancora per completare una pagina.
Ma quante mele restano a Pierino se la mamma ne mette nel cesto 25, e Pierino ne mangia 3 e ne perde 4? ricordo i problemi, le prime operazioni in colonna, una gara di tabelline e una palla di spugna vinta in premio. Era l’inizio della matematica formale.
C’era la matematica insegnata a scuola, ma c’era ancora e soprattutto la scoperta della matematica di tutti i giorni, di un mondo intorno pieno di numeri: le prime scarpette di calcio numero 36, il numero 3 sulla maglietta, i gol, i risultati e le classifiche, la tombola a Natale, un numero di telefono da imparare a memoria…


Scuola media
La matematica è trasformata in una materia, in una cosa seria, difficile e noiosa, un concetto formale astratto e lontano.
Una materia insensibile almeno quanto lo può essere un’insegnante che da spiegazioni per poter dare esercizi, per poter fare verifiche e dare voti sul registro.
Ormai la strada era stata tracciata e la matematica nelle ore di scuola si era trasformata in un concetto distante, qualcosa di già dato e calato dall’alto, che trovava la sua forma più concreta nelle formule da studiare e nelle regole da imparare a memoria. Dopo le elementari la matematica a scuola aveva perso il fascino della scoperta e la capacità di legarsi alle cose del mondo.

Scuola superiore
Non posso dirlo con certezza, ma probabilmente la scelta di intraprendere un percorso di studi umanistico, può essere stato influenzato dalla possibilità di lasciare alle spalle ogni discorso legato alla matematica. Durante i cinque anni di scuola superiore, nonostante la buona volontà delle insegnanti, la matematica ha continuato a rappresentare una materia secondaria e marginale ma al tempo stesso da guardare con circospezione e diffidenza. Un aneddoto curioso riguarda la capacità che la matematica ha avuto di unire una classe per molti versi litigiosa: il rifiuto per la materia era diventato così radicato che il gruppo classe negli ultimi due anni di scuola si rifiutò sistematicamente di uscire per essere interrogato alla lavagna dalla professoressa.

Università
(un'unica conclusione per due diversi percorsi)
Dopo anni di vuoto, la matematica come materia è ricomparsa all’università sotto forma dei tre corsi del professor Lariccia. Il percorso, i contenuti e le prove richieste per superarlo hanno creato le possibilità per mettere nuovamente in discussione le rappresentazioni mentali negative legate all’insegnamento della matematica e della geometria.
Il percorso è stato strutturato sulla scoperta delle potenzialità didattiche legate all’utilizzo del linguaggio Iperlogo, nei processi di insegnamento della matematica e della geometria.
Il corso prevedeva una prima parte esplorativa; questa fase di lavoro ha dato la possibilità di riscoprile un approccio alla disciplina basato sulla scoperta e sulla curiosità.
La sperimentazione in piccoli gruppi del supporto informatico ha sollecitato le dimensioni della produttività e della creatività del linguaggio matematico.
La costruzione e l’utilizzo delle diverse QQ.Storie all’interno delle unità didattiche disegnano una nuova immagine della matematica e della geometria. L’insegnamento attraverso Iperlogo, mette in risalto le dimensioni della scoperta, della curiosità e del divertimento legato all’apprendimento, ovvero quelle stesse caratteristiche che, nel mio caso, erano andate perse con il passaggio dalla scuola elementare alla scuola superiore. Inoltre, l’utilizzo del supporto informatico aumenta le possibilità di legare gli apprendimenti ordinari (ad esempio gli apprendimenti legati ai concetti di simmetria, traslazione, asse cartesiano, figure geometriche ecc…) con la possibilità di essere parte attiva e creativa del proprio apprendimento ( attraverso la possibilità di progettare e costruire forme geometriche, disegni complessi e spettacolari).
L’utilizzo delle QQ.Storie dà ai bambini (ma ha dato anche ai corsisti) la possibilità di completare l’apprendimento dei concetti affrontati in classe, favorisce inoltre i processi di auto-correzione dei propri errori (prerequisito del meta-apprendimento).
L’utilizzo di Iperlogo premia l’aspetto costruttivo della matematica e della geometria legando in questo modo le regole e le formule astratte alla realtà.
Le modalità del percorso che prevedevano l’utilizzo di Iperlogo, hanno avuto il merito di dare agli studenti la possibilità di sperimentare in prima persona le potenzialità didattiche dello strumento nei processi di insegnamento-apprendimento.
Le prove richieste per superare l’esame hanno creato i presupposti per riflettere su diversi aspetti legati all’insegnamento della matematica e della geometria.
Io e la matematica (geometria) ha consentito ai corsisti di rendere esplicite e di riflettere sulle proprie rappresentazioni mentali legate alle due discipline. In questo modo, gli studenti hanno avuto la possibilità di capire quali siano gli elementi che avvicinano e che allontanano i bambini da un felice rapporto di apprendimento.
Inoltre ha permesso di porsi dal punto di vista del futuro insegnante, che dovrà trovare le strategie adatte per fare in modo che gli studenti abbiano un rapporto positivo con queste discipline.
La realizzazione di Noi e la matematica (geometria) è stata un’occasione per riflettere su come la matematica e la geometria non siano soltanto delle astrazioni distanti dalla realtà, ma al contrario, di quanto siano radicate nella quotidianità e nelle categorie mentali con cui l’uomo rappresenta il mondo.
La ricerca sulla vita di un grande matematico e l’intervista del genio della porta accanto sono state l’occasione di scoprire aspetti interessanti riguardo le vicende storiche ma soprattutto, ma soprattutto di indagare alcuni aspetti riguardanti la mentalità e il punto di vista dei personaggi che nel presente e nel passato, nel grande e nel piccolo, danno o hanno dato il loro apporto alle due discipline.
Le ricerche sugli strumenti didattici sono state l’occasione di impossessarsi (attraverso un processo di scoperta) di alcune nuove opportunità didattiche.
La realizzazione della QQ.Storia e dell’unità didattica ha permesso ai gruppi di sperimentare sia la progettazione che la costruzione di uno strumento didattico.
In sintesi, il percorso universitario appena terminato, ha avuto il merito di mettere in discussione delle rappresentazioni negative radicate legate alla matematica e alla geometria. Questa esperienza rappresenta, tuttavia soltanto l’inizio di un possibile percorso di cambiamento e nel mio caso la strada da percorrere è ancora lunga, come ha dimostrato l’incontro avvenuto a con la dott.ssa Pessina. Durante la visita alla scuola di Monza ho avuto la possibilità di osservare la dottoressa lavorare con i suoi studenti e di osservare i lavori svolti dalle classi in questi ultimi 5 anni. Questa esperienza ha messo in luce quanto un’insegnante “con la mente matematica” possa determinare in positivo l’approccio e il processo di apprendimento dei bambini. Questo incontro, oltre ad essere stato molto interessante (per lo spessore umano e professionale della Dott.ssa), ha al tempo stesso messo in risalto la distanza che ancora mi separa dal diventare un insegnante “matematicamente pronto e preparato”.
Aspettando di percorrere tutta o almeno una parte di questa strada, auguro a me stesso e a tutti gli studenti che, come me, stanno ancora studiando…Buon Viaggio.

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